Descrizione
Note:
Il 16 agosto 1961, il CM immise 3,8 kg di fluoresceina in un piccolo ruscelletto (portata di 1 l/s) a quota -285 m. I captori diedero esito positivo alla sorgente 18 del Pesio, il 29 dello stesso mese. (tratto da: Atlante delle aree carsiche piemontesi - Volume 1 (2010)
Descrizione:
L'Abisso dei Perdus è una grotta prevalentemente verticale, con una successione di pozzi praticamente ininterrotta, fino al vecchio fondo di -285 m. Qui un'arrampicata di 8 m riguadagna la via che, dopo altri tre brevi pozzi, si apre in un esteso livello di gallerie fossili, alla quota di 1800 m circa s.l.m. Una di queste, attiva, scende intervallata da bei pozzi cascata, fino all'attuale fondo, a -539 m.
La situazione evidenzia come, in queste regioni, si sviluppi un reticolo sub orizzontale più esteso e complesso di ciò che si apprende dalle varie e vaghe descrizioni pubblicate e da quel poco che compare sul rilievo. Un serio lavoro di rilievo della zona sarebbe auspicabile oggi.
La forte corrente d'aria e la posizione dell'abisso fanno ipotizzare un collegamento con il sistema Cappa-18-Denver-Straldi e con altre importanti grotte dell'area, quali Serge e Tranchero. Alla luce delle ultime esplorazioni (1999) nell'amonte del Baraja, in Cappa, la giunzione più prossima sembrerebbe essere quella tra Perdus e Serge.
Perdus è un abisso assai bagnato, specie da -400 m in poi, anche in piena estate. Si presti quindi attenzione alla previsione meteorologica prima della visita. (tratto da: Atlante delle aree carsiche piemontesi - Volume 1 (2010)
Itinerario:
L'ingresso si raggiunge facilmente da Collapiana: si sale in direzione dei monti delle Carsene, traversando a est verso un piccolo colle, a sud del Bric dell'Omo (cippo di frontiera n°228), per poi scendere il canale che dà accesso alla Conca delle Carsene. Quando la pendenza si è attenuata, sulla destra del vallone, in corrispondenza di una cresta che separa due depressioni, si apre l'ingresso. (tratto da: Atlante delle aree carsiche piemontesi - Volume 1 (2010)
Storia:
Fu scoperto nel 1959 da due membri del CM di Nizza (uno dei quali era Gérard Cappa), che si erano perduti nella nebbia, da cui il nome Perdus. Nel corso di quella spedizione vennero toccati i -230 mdi profondità. L'anno successivo venne approfondito fino a -285 m e qui considerato chiuso. Nel 1973, il CMS compie una risalita di pochi metri al fondo, trovando la prosecuzione e fermandosi su un pozzo alla profondità di -460 m per mancanza di materiale. L'anno successivo il CMS invita i colleghi del GSP e del GSAM a partecipare alle esplorazioni.
In questa occasione viene raggiunta quota -539 m, dove l'abisso chiude su fessure impenetrabili.
Nel 1988, un'eterogenea squadra torinese-triestina- savonese-vicentina-bolognese, metterà in luce la complessità della zona freatica di -500 m, lasciando peraltro inesplorato un promettente condotto che discende. L'anno seguente una squadra mista Torino-Savona-Ancona torna nelle parti terminali (-500 m) e attraverso l'arrampicata Tric & Branka giunge ad un arioso freatico (Podravka) che si stringe.
Nel 1996, il GSAM, dopo aver percorso alcune decine di metri di un'ampia galleria a circa -500 m, ritrova un sifone di sabbia con soglia libera, aria netta e rumore di cascata. Lo scavo iniziato non è più stato continuato. (tratto da: Atlante delle aree carsiche piemontesi - Volume 1 (2010)