Descrizione
Note:
Descrizione:
La cavità si presenta a prima vista come un basso riparo sotto roccia, nascosto tra la vegetazione e ingombro di massi sul pavimento, alla base di una parete verticale, praticamente sul sentiero di accesso.
Sul lato sud-ovest un ripido scivolo con fondo in terriccio conduce dopo pochi metri al fondo che chiude subito su una piccola condotta (sez. C) in cui si è tentato di asportare il riempimento di terriccio. Purtroppo, dopo pochissimo tempo, lo scavo è stato abbandonato per l'eccessivo restringersi delle pareti. Questa parte di cavità, ad esclusione della sola condotta terminale, presenta chiari segni di crolli lungo i pochi evidenti interstrati della formazione geologica.
Diversa, invece, è la morfologia della seconda parte della grotta alla quale si accede tramite un passaggio (sez. B) disostruito artificialmente mediante l'asportazione del terriccio che lo occludeva. Il passaggio immette sul pavimento di un'alta diaclasi, ma relativamente stretta che, fortunatamente, non crea grandi difficoltà di progressione. E' necessario, però, mantenersi piuttosto alti salendo su un masso (sez. D) e mantenere quella quota. Le pareti in tutta la forra sono molto levigate, segno del passaggio di acqua sotto forma di percolazione dall'esterno, tuttora presente. Tale percolazione in inverno crea suggestive stalattiti e piccoli drappeggi di ghiaccio. Verso sud-est, la diaclasi è orientata grossomodo nord-ovest sud-est, la progressione si interrompe su un grosso crollo, successivamente ricoperto di terriccio compatto che in pratica impedisce di risbucare sul sentiero antistante la grotta.
Solo nella parte alta la cavità comunica ancora con l'esterno. Questo crea una notevole corrente d'aria che nel periodo dell'esplorazione veniva assorbita dall'ingresso (inverno 1993). Procedendo nella parte opposta, si giunge in breve ad un interessante incrocio di diaclasi ortogonali fra loro, purtroppo tutte impercorribili. A questo punto occorre fare alcuni metri all'indietro e nei pressi di un grosso masso, risalire in facile opposizione fino alla finestra che permette attraverso un piccolo cunicolo di pochi metri di accedere alla "sala di Kantor".
Questa interessante struttura, peraltro insospettata in queste morfologie, presenta pareti estremamente levigate e soffitto domiforme di aspetto. Sul pavimento è presente un potente accumulo di massi di dimensioni stranamente uniformi, vicine al decimetro cubo di volume. Nella parte centrale lo spessore di questo deposito è sicuramente superiore al metro.
Data la vicinanza della sala con la superficie esterna, sono visibili moltissime radici.
Nella cavità non sono presenti fenomeni concrezionali.
(tratto da: Labirinti n.15; testo: C. Vaselli, R. Vinotti)
Itinerario:
La grotta è raggiungibile da Tortona tramite la provinciale per Volpedo-San Sebastiano Curone-Caldirola. Risalendo il corso del Curone, visibile solo dopo il bivio con Castellar Guido Bono, si giunge all'abitato di San Sebastiano C. e dopo aver superato prima il ponte sul torrente e poi quello sul Curone, si svolta a destra per imboccare una stretta strada in salita che scollinando nei pressi della grotta raggiunge la valle Staffora. Raggiunta la frazione Musigliano, e svolta a sinistra, dopo meno di 1 km, si giunge in cresta. Sullo spiazzo antistante la cascina Guardamonte si possono lasciare le auto. Da questo punto, prima su una carrareccia molto fangosa in caso di pioggia, e poi su comodi sentieri si raggiunge la grotta.
(tratto da: Labirinti n.15; testo: C. Vaselli, R. Vinotti)
Storia: