Garbo del Vento (PI317)

Dati principali
Sinonimi
Primo segnalatore
Località
Area
CIMA VERZERA - ANTOROTO
Valle
Montagna
Coordinate
Lat: 44.1777782, Lon: 7.8886773, Quota: 1550 m UTM WGS84 32T
Estensione
Totale: 120 mPlanimetrica: n.d.Sviluppo: n.d.
Profondità
-: n.d. +: 30 m Totale: 30 m
Sistema carsico
Praticabilità
Ambiente
Archeologico:
Marino:
Lacustre:
Rischio ambientale
Stato
Aperta
Note chiusura
Descrizione
Note:
Descrizione:
La grotta si trova in prossimità del sovrastante Garbo del Tamburo, nel solco torrentizio prima accennato, in corrispondenza di un affioramento di calcari triassici. Inizia con una stretta galleria in leggera salita, dalla tipica sezione che denota come originariamente l'ingresso costituisse una condotta forzata. Raggiunta una minuscola saletta, originata probabilmente dall'incrocio di due diaclasi, si ha un brusco cambiamento di direzione, ma la morfologia rimane identica. Il fondo è però qui costituito non dalla roccia, in alcuni punti incisa dall'erosione causata da un successivo regime gravitazionale del torrentello ipogeo che un tempo vi scorreva, come nel tratto precedente, ma da argilla, pietre e sabbia di riempimento. Si giunge così in una seconda salette dove paiono più evidenti gli effetti dell'erosione e, superata la strettoia, si continua a seguire una condotta forzata con il fondo inciso a scorrimento a pelo libero, impostata presumibilmente sulla seconda diaclasi cui si accennava prima. Dopo 5-6 metri si giunge a un brusco dislivello di un paio di metri, inclinato a 45" e morfologicamente sempre costituito da un'antica condotta forzata: qui si inizia a sentire lo sciacquio di acqua corrente. Disceso lo scivolo, si percorre un tratto orizzontale, impostato su una diaclasi molto stretta, in fondo alla quale, 2-3 metri più in basso, si trova l'acqua del torrentello ipogeo che si incontra subito dopo.
Per il momento l'angustia del luogo non ci ha permesso la verifica diretta, ma presumibile che il fondo della diaclasi costituisca un piccolo bacino di raccolta oltre il quale l'acqua scorre sotto pressione: la risorgenza attuale è 3-4 metri sotto l'ingresso del garbo del vento.
Per procedere oltre è necessario strisciare per 4-5 metri nell'acqua, lungo un angusto cunicolo che denota chiaramente l'origine freatica, con il fondo in gran parte occupato da ciottoli fluviali non calcarei. Successivamente si supera una strettoia ascendente a forma di esse allungata e si può finalmente procedere in piedi lungo una stretta forra in ripida ascesa, caratterizzata da varie piccole cascatelle. Qua e là sulla volta appaiono canali di volta, che indicano come ben diverse fossero le condizioni idriche un tempo; qui però l'ambiente è più ampio che nel tratto precedente. Dopo pochi metri le pareti del fondo impediscono il transito ed è necessario innalzarsi in spaccata verso la volta della galleria: si giunge così all'unica saletta del complesso, pur sempre assai esigua, nella quale precipita una cascatella di un paio di metri. La presenza di numerosi appigli permette di superarla senza difficoltà e di procedere oltre lungo la stretta forra, camminando sul fondo, ora solo leggermente ascendente. Si giunge quindi a un bivio: a destra, raggiungibile alzandosi di un paio di metri in spaccata, vi è un condotto fossile, che abbiamo seguito per qualche decina di metri, fino a dove risulta intasato da materiale di crollo: a sinistra si continua a seguire il torrentello ipogeo per qualche metro, fino a quando si trova di fronte ad una specie di laminatoio inclinato a 60", sul cui fondo, ovvero nel punto più largo, scorre l'acqua. Il passaggio è molto stretto e la presenza di alcune pozze fa si che il livello dell'acqua superi anche i 30 cm. siamo quasi riusciti a forzarlo, si tratta ormai solo più di abbattere uno spuntone a colpi di mazza. Oltre la strettoia si intravedono una saletta e una cascatella. Quasi certamente, viste la direzione, la configurazione geomorfologica e la portata idrica identica (circa 2 l/sec. in settembre) il Garbo del Vento e il Garbo del Tamburo fanno parte del medesimo sistema ipogeo, costituendo l'uno la prosecuzione dell'altro. Considerato che ci risulta che lo Speleo Club Tanaro sia riuscito a discendere nel Tamburo, qualche metro oltre il limite raggiunto nel l967 dai torinesi, il congiungimento delle due grotte dovrebbe essere prossimo. In base a queste ipotesi, le due grotte appartengono a uno stesso sistema carsico, del quale l'ingresso del Tamburo costituisce ormai l'esutore fossile, mentre la parte iniziale del vento se ne direbbe un esutore semiattivo. L'esutore semiattivo non è esplorabile, in quanto si tratta di una minuscola sorgente di tipo valchiusano (Tratto da Stalattiti e Stalagmiti n. 13, testo di R. Massucco).
Itinerario:
Da Valdarmella si segue una mulattiera per la Colla dei Termini, raggiungendo Perondo Soprano e Case Brui . Si incontrano successivamente due piazzole di arrivo di teleferiche, un tempo usate per convogliare a valle il foraggio ricavato dai sovrastanti pascoli; in prossimità della seconda, riconoscibile tra l'altro per un copertone di pneumatico ivi sistemato, lasciare la mulattiera voltando a destra e mantenersi in quota, procedendo orizzontalmente su tracce di sentiero. Dopo un centinaio di metri si raggiunge il solco torrentizio già visibile da Case Brui: Seguirlo fino ad arrivare all'imbocco della grotta, 5-10 metri più in alto del sentiero (Tratto da Stalattiti e Stalagmiti n. 13, testo di R. Massucco).
Storia:
Relazioni
Geologia:
Meteorologia:
Idrologia:
Fauna:
Associazioni speleo:
Alias:
Grotte collegate:
Foto
Foto cavità

Massimo Sciandra - Licenza: CC BY-SA 4.0