Descrizione
Note:
Descrizione:
La grotta inizia con una stretta fessura inclinata, con pareti friabili, sul lato NW della stessa dolinetta in cui si apre la PI2528. Si scende verticalmente in contrapposizione fino ad una specie di minuscolo ripiano; si oltrepassa il restringimento derivato dal cambiamento di pendenza della frattura, quindi si discende un inclinato pendio terroso, faticoso al ritorno, raggiungendo il fondo della grotta, una microscopica saletta di terriccio, con un grosso masso di crollo.
La roccia sembrerebbe una dolomia cariata, resa inconsistente dall'estesa corrosione, con abbondante residuo insolubile alla superficie. Il 25.8.1996 la grotta era piuttosto umida, ma senza stillicidi, fredda e senza correnti d'aria avvertibili. Qualche escremento sul fondo.
(tratto da: Labirinti n.19; testo: G.D. Cella, M. Ricci, J. Calcagno)
Itinerario:
Dal rifugio Maria Luisa si prosegue lungo la strada per il Passo San Giacomo fino ad arrivare, dopo breve tratto, alla diga del Toggia dove si lascia l'auto. Attraversata la diga, si prosegue per tracce verso est fino ad attraversare un torrentello che è l'emissario del lago Castel e che va a gettarsi nel Toggia. Subito oltre si incontra un discreto sentiero che si abbandona dopo una decina di minuti per una traccia sulla destra che risale, in diagonale, la scarpata che delimita a ovest i pianalti dei laghi Boden. Arrivati ai pianalti, si continua verso nord-ovest fino ad incontrare,
in breve, uno spettacolare inghiottitoio in cui si getta l'emissario di uno dei laghi Boden. Si contano ora 46 m verso sud fino ad incontrare una frattura sulla quale è impostata una marcata trincea (non è la sola nelle vicinanze). Seguendola verso valle, si incontra, dopo una ventina di metri, un ulteriore sprofondamento (dolina) in cui si aprono, a pochi metri l'una dall'altra, la PI2528 e la PI2529 (circa 45 minuti di cammino).
(tratto da: Labirinti n.19; testo: G.D. Cella, M. Ricci, J. Calcagno)
Storia: